Alle elementari, durante una lezione di geografia che aveva per protagonista il Giappone, disse di conoscere quel paese lontano e di esserci pure stata. Ma non era vero. Quella piccola bugia, dettata da una grande passione, trovò conferma nella realtà di Claudia Casu solo parecchi anni dopo.

Mi sono trasferita definitivamente in Giappone sette anni fa, dopo aver fatto avanti e indietro per un paio d’anni.

Nata e cresciuta a Sassari, Claudia inizia il suo percorso lavorativo in pubblicità come art director. Quindici anni a Roma, una breve parentesi a Londra, poi il ritorno nella capitale, per continuare la sua attività da freelance. Nel frattempo si diploma all’Istituto Giapponese di Cultura. Perché il suo obiettivo continua a essere quel paese lontano.

Dieci anni fa sono partita da sola, per la prima volta, per supportare il lancio di un ristorante italiano. Nel frattempo, ho perfezionato la lingua e, una volta stabilita a Tokyo, ho continuato a occuparmi di branding e consulenze di comunicazione per aziende legate all’Italia.

Ed è proprio qui, ai piedi del Monte Fuji, che Claudia scopre la sua personale formula della felicità: unisce il talento da designer a un’altra sua grande passione, la cucina.

Mi ero sistemata da poco nella nuova casa, e una mia carissima amica giapponese mi chiese di insegnarle a cucinare: si presentò a casa mia con le amiche e dopo la prima lezione decise di continuare per mesi.

Nasce così, quasi per gioco, Sardegna Cooking Studio, scuola di cucina sarda in Giappone.

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Il target è variegato, i miei allievi sono studenti, casalinghe, ricercatori culinari, ristoratori. Mi danno tutti tantissima soddisfazione per l’entusiasmo e la perseveranza, soprattutto quando partecipano a lavorazioni di cui hanno un po’ timore. Posso dire con orgoglio che nessuno è mai uscito dalle mie classi senza saper chiudere perfettamente i culurgionis.

Nelle lezioni di Claudia, infatti, è la pasta fresca a regnare sovrana.

Insegno loro a ricordare con le mani, spesso senza pesare, partendo da acqua e farina.

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Sperimentazione, design e origini.

Oltre a insegnare, Claudia si diletta nella creazione di nuovi piatti. Rende speciali le sue ricette combinando ad arte la cucina sarda con ingredienti locali della cucina giapponese.

Amo la semola di grano duro perché dà origine a tante cose: pasta, pane, sfoglie, dolci, ripieni ecc. E adoro le nostre verdure, dal sapore intenso e inconfondibile. Per quanto riguarda la cucina asiatica, trovo che sia meraviglioso l’abbinamento di ingredienti per noi assolutamente improbabili, come l’uso di alghe di mare a base di tanti piatti, anche di carne.

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Oggi, Claudia dà lezioni nella sua scuola, organizza corsi di baby food per mamme e bambini, lavora come producer nel campo della ristorazione e continua l’attività di (food) graphic designer, senza smettere di divertirsi.

Mi piace inventare nuovi formati di pasta: ho creato le arrandas, tagliatelle di pizzo che i miei allievi hanno ribattezzato clatelle, ora disponibili nel menu di uno dei ristoranti con cui collaboro; la linea tatami, sfoglia tradizionale sarda intrecciata e molto versatile con cui realizzo lasagne, ravioli, crackers ecc; i fusilli elicoidali rosilli, il cui nome è una dedica alla cara amica e collega chef negli Stati Uniti, Rosa Mariotti; e tante altre piccole e grandi rivisitazioni dei nostri classici, come le lorighittas bicolore.

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Esplorare le infinite combinazioni di gusto della cucina sardo-nipponica, è anche un modo per rendere omaggio alle proprie origini.

Vorrei risvegliare l’amore per ciò che avendo davanti ai loro occhi, i sardi danno ormai per scontato. Ci sono lavorazioni uniche e originali che rischiano di scomparire, come la lavorazione del bisso e dei cestini tradizionali, non solo ornamentali ma da lavoro.

Dal canto suo, Claudia, continuerà a far toccare con mano ai giapponesi un po’ di Sardegna, insegnando loro a chiudere i culurgionis o a intrecciare la pasta per le lorighittas.