Come spesso succede con le belle cose, il festival di Sa Ruga nasce da un sogno. Il sognatore di questo favoloso carosello è Mirko Ariu, un artista di strada con un grande desiderio: regalare attimi di pura gioia alle persone.

Sa Ruga significa semplicemente “La strada“, il nome giusto per un festival dedicato al magico mondo degli artisti di strada. Un nome semplice e diretto che non ha bisogno di troppe spiegazioni:

Una parola elementare e basica per un festival che ha come scenari le strade, le vie e le piazze. Anche Fellini ha dato il suo contributo: La strada è un suo famoso film. Il titolo tradotto in sardo mi piaceva un sacco, suonava benissimo.

Il festival è arrivato alla terza edizione. La prima edizione risale a due anni fa:

La prima edizione è del 2014: non aveva un vero e proprio sottotitolo come gli altri due, ma si chiamava Quando le piazze diventano palchi, i lampioni riflettori e i botteghini cappelli. L’arte è per tutti. La seconda edizione aveva come sottotitolo Pensendi a Crasi, che significa essere un po’ sognatori.

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Per questa edizione è stato scelto il sottotitolo Bolendi: Mirko ha voluto spiegarci cosa significa per lui questa parola sarda densa di significato e poesia, per capire appieno cosa significa vivere sa ruga.

Bolendi significa “volando”, ma basta aggiungere una “L”, e noi sardi non siamo sicuramente avari con le doppie, che quel bolendi diventa bollendi, che significa volendo si può fare, con tenacia e caparbietà. Bolendi podeus bolai: volendo possiamo volare. Volare è una metafora, è ciò che ci fa amare le nostre passioni, è quella sensazione di vuoto ed euforia che ci ricorda quando da piccolissimi ci lanciavano in aria per poi riprenderci. Ci faceva ridere e volevamo rifarlo subito: ancora oggi ricerchiamo quella sensazione, sensazione che noi riusciamo a provare nuovamente con questo festival. 
Ci regala quella leggerezza, quell’aria di libertà che si respira tutti insieme: forse è la libertà degli artisti stessi.

Mirko ci racconta anche un altro aneddoto legato a questa parola e alle sue tante interpretazioni:

A Cagliari si dice Seus Bolendi anche quando soffia il maestrale. Il vento forte scompiglia i capelli, ruba i panni stesi, frantuma i vasi, sbatte le porte, ma concilia il sonno e porta il cambiamento, spazza via l’aria stantia e lascia spazio alle nuove idee, fresche, che arrivano da lontano, che si respirano con i polmoni e sedimentano nel cuore.

 

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Mirko ci svela anche che il nome è stato ispirato dalla locandina  del festival un verticalista su una valigia:

Il dettaglio importante sta nella maniglia della valigia sulla quale l’artista poggia la mano per eseguire la verticale: praticamente è come se si poggiasse sull’aria. Io faccio verticali come disciplina principale dei miei spettacoli, la mano deve avere un appoggio stabile: mentre la osservavo mi sembrava volasse.

Tra le novità del festival, c’è la presenza di due nuove postazioni: le scalette di San Giorgio e Corso Vittorio Emanuele.

Le prime novità sono le scalette di San Giorgio e Corso Vittorio Emanuele, alla fine di Via Sant’Efisio, in quella gradinata che conduce all’Ospedale Civile: la gradinata diventerà una tribuna naturale, sfrutteremo le scalette per il pubblico, in questo modo sarà facile per tutti vedere lo spettacolo. La seconda è la parte pedonale del corso.

Una terza sorpresa ha a che fare con la famosa Cripta di Santa Restituita:

Ci sarà uno spettacolo al chiuso di commedia dell’arte. Si tratta di un luogo con una storia particolare: durante la seconda guerra mondiale, la gente usava la Cripta come rifugio antiaereo.

Mirko ci consiglia di arrivare dal Corso a Stampace passando per via Porto Scalas per mantenere integra la poesia del Festival:

Il festival in questo modo mantiene la continuità, si entra in un mondo fatto di poesia.

Bolendi Podeusu Bolai. Volendo possiamo volare

Il festival prende forma e si concretizza nel 2010, quando Mirko, appena rientrato a Cagliari, si accorge che alla città manca la poesia portata dall’artista di strada. Decide così insieme alla sua compagna di dar vita a Sa Ruga.

Da artista di strada sono stato ospite di moltissimi festival, alcuni fantastici, altri tremendi. In città mancava qualcosa di questo tipo. In quel periodo vivevo a Stampace con la mia compagna e con lei ho iniziato a parlare di questo sogno.
La mia ragazza ha così deciso di scrivere il progetto e per il primo anno abbiamo ottenuto dei finanziamenti dalla provincia che ci hanno motivato a buttarci, coinvolgendo tantissimi amici.

Mirko ha organizzato la prima edizione del festival in un mese: l’ingrediente fondamentale per la riuscita del festival è, adesso come allora, l’amicizia.

Bisognava organizzare il tutto entro dicembre, ma noi volevamo evitare la frenesia del periodo natalizio, quindi abbiamo scelto ottobre: in un mese abbiamo organizzato il primo festival, non dormendo la notte e smuovendo mari e monti. Un contribuito fondamentale lo hanno dato gli amici che sono accorsi: non avevamo abbastanza soldi per pagare un albergo e abbiamo ospitato tutti nel nostro salone di casa. Oggi qualche B&B ci presta qualche camera e se serve intervengono gli amici.

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Insomma, parliamo di una grande famiglia che si mette in moto per regalare questo festival (oggi autofinanziato) alla città di Cagliari:

Lo staff organizzativo è composto da cinque persone: ci sono io, Maura Fois (la progettista), Silvia Muratori (il mio braccio destro), il nostro ufficio stampa e infine gli artisti di strada Francesca Re e Edoardo Demontis.

Durante i festival si sono create situazioni divertenti e bizzarre:

È un lavoro strano, davvero! Il primo anno il quartiere ha reagito in una maniera abbastanza insolita, per fortuna dopo il festival hanno cominciato ad amare Sa Ruga. All’inizio alcuni si disperavano per la perdita del parcheggio. Un signore che doveva portare la figlia a scuola ci diceva che lo stavamo “rovinando”, ma subito dopo il festival la stessa persona ci ha ringraziato emozionata.

Ma tu che lavoro fai?”. Questa è la tipica domanda che viene fatta ai ragazzi di Sa Ruga: Mirko ci assicura che il loro è un lavoro a tutti gli effetti, soltanto più avventuroso.

Alcuni ci chiedono se si tratta veramente di un lavoro: “sì, va bene, fai questo per divertirti, ma poi che lavoro fai?” (ride). Non si rendono conto che dietro lo spettacolo ci sono ore di allenamento costante; inoltre dobbiamo coltivare la capacità di intrattenere il pubblico in modo da non farlo andare via, riuscendo a far divertire sia il nonnino che il bambino.

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Al festival saranno presenti circa 15 compagnie provenienti da tutto il mondo e legate dal sacro vincolo dell’amicizia, il collante del festival:

Ti posso anticipare che saranno presenti compagnie provenienti da Svizzera, Argentina, Spagna, Italia e Sud America: insomma, da tutto il mondo! Ci conosciamo tutti, ovviamente, per noi è una sorta di “festa-festival”, un modo per ritrovarci. Non mancheranno neppure gli artisti sardi. Il programma è davvero ampio, ci sarà un sacco da vedere.

Mirko conclude con i doverosi ringraziamenti:

Voglio ringraziare tantissimo i volontari perché senza di loro il festival non si potrebbe fare. Ringrazio anche il Liceo Artistico Fois, che ci sta dando una mano con gli allestimenti e ci darà anche una mano “sul campo”. Infine, dico grazie al quartiere e ai cittadini di Stampace, per l’ospitalità e l’affetto che ci dimostrano.

La grande, bella famiglia di Sa Ruga è pronta per farci volare e sognare trasportandoci per qualche ora nel fantastico mondo degli artisti di strada. Noi di Sardegna Creativa non aspettiamo altro e vi consigliamo di non perdervi questo festival per niente al mondo.

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