Ci sono passioni che si manifestano sin dall’infanzia, che non puoi mettere a tacere, neanche se lo vuoi. È stato così anche per Stefano Mura, giovane algherese che nella vita fa il liutaio.

Non sapevo suonare, ho iniziato a strimpellare prendendo spunti ora dal parente, ora dall’amico o dallo zio su come funzionava una chitarra.

Stefano però riesce da subito ad andare ben oltre l’attrazione meramente musicale nei confronti di questo fantastico strumento.

La prima cosa di cui mi sono reso conto è che magari le corde erano un po’ alte, era un po’ stonate. Insomma c’era qualcosa da fare dal punto di vista tecnico. E da lì ho cominciato quello che poi sarebbe diventato il mio lavoro, dopo diversi anni.

Quello di Stefano per la chitarra è un amore travolgente, che si può definire “a prima vista”. L’attrazione iniziale che prova per questo strumento è data infatti dalle sue forme sinuose, gli piaceva esteticamente, ancor prima di capire cosa fosse e a cosa servisse. C’è una storia, accaduta alla fine degli anni ‘90, che Stefano Mura ricorda come una tappa fondamentale del suo percorso di vita e professionale.

Avevo visto una chitarra in vetrina e l’avevo chiesta a mia madre. Essendo ancora un ragazzino la chitarra era un po’ grande per me e oltretutto costava un bel po’ di soldi, quella che avevo addocchiato.

La madre di Stefano gli nega il regalo ma lui, anziché arrabbiarsi, le diede una risposta che potremmo definire premonitrice:

“Vabbè allora me la costruisco io”. Dopo pochi anni me la sono costruito io veramente.

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L’inizio del percorso professionale

La strada per diventare liutaio è per Stefano tutt’altro che in discesa, né sembra incontrare particolarmente il favore delle persone.

Le persone che all’inizio non mi davano fiducia, non mi credevano perché pensavano fosse solo un gioco, perché lo facevi la domenica in soffitta, perché la chitarra era solo un hobby, lo usi alle feste.

Ma Stefano è un ragazzo con le idee molto chiare e la volontà di ferro e non si arrende perché ritiene che finché ci sarà richiesta, anche se si tratta di un prodotto di nicchia, la sua arte avrà una ragione per esistere.

Io la prima cosa che ho pensato è: ce la faccio, funziona, andrà avanti. Deve funzionare, non può funzionare solamente l’attività più semplice, più commerciale. Deve funzioanre anche il prodotto di nicchia.

Il senso d’appartenenza e l’attaccamento alla Sardegna sono fortissimi in Stefano, così tanto che sente di doverci provare, di dover investire sulla sua terra natale.

Ovviamente lo devo fare qui, a casa, e soprattutto devo cercare di sviluppare la cosa qui perché sono nato qui.

Gli amici che con il tempo partono in cerca di un’occupazione perché, dicono, qua non c’è niente. Stefano la pensa diversamente, ritiene sia doveroso per i giovani provare a investire sulla propria terra natale.

Vedevo tutti gli amici che se ne andavano perché qua non c’è niente: ho capito, ma se qualcosa non la fai tu, il nulla rimane.

Stefano vorrebbe che il suo mestiere diventasse una tradizione di famiglia, sempre restando però nel territorio sardo.

Un giorno se avrò figli voglio che anche loro facciano la mia attività magari e però stiano qua. Se tutti se ne vanno qua non rimane niente, non si porta avanti niente, non si sviluppa niente.

È duro il mestiere del liutaio, non si pensi sia un gioco. Ed essere in un’isola lo rende ancora più complesso.

Richiede un sacco di sforzi, di investimenti (economici, fisici, psicologici, qualsiasi cosa). Un sacco di forza umana, però sono qua, sono nato qui, lo voglio fare qui.


Ha le idee chiare Stefano e sogna in grande, ma con i piedi sempre ben piantati per terra. Sa benissimo qual è la strada da percorrere e sa che se continua ad incedere deciso come ha fatto finora, raggiungerà il suo obiettivo.

Mi vedo con un labratorio più grande, più sviluppato, tecnologicamente più avanzato. E magari con qualche dipendente anche. Avere la mia linea di strumenti. Muovermi in giro per il mondo con i miei lavori. Portare in giro per il mondo il mio lavoro, il mio made in italy, prima di tutto,. Ma soprattutto fatti in Sardegna.

Volere è potere e a Stefano la volontà di certo non manca. Una grande volontà unità ad un enorme talento. Siamo certi che sentiremo parlare di questo ragazzo.

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Questo articolo è stato scritto in collaborazione con il collettivo Lifestills per la docu-serie #IORESTO.