C’era una volta, nel 2012, un gruppo di otto persone, tutte diverse per età, per statura, per esperienze passate, accomunate dall’amore per la musica. Cominciano a esibirsi insieme, ma non ancora come gruppo, al Forte Village, con alcune cover, finché non vengono travolti da un’onda che gli fa cambiare sentiero; quando la musica chiama, il talento risponde.

E così, quei “semplici” otto musicisti decidono di seguire quella nuova corrente, e nascono i Serendip (Eva Pagella, Alice Madeddu, Sergio Calafiura, Manuel Cossu, Giorgio del Rio, Fabio Useli, Maurizio Marzo, Michele Brandinu). Il cantante Manuel Cossu ci racconta il significato del nome del gruppo, e tante altre cose.

Serendipità, da cui Serendip, è qualcosa di totalmente inaspettato che accade durante il percorso mentre stai cercando altro.

Il gruppo vuole far sentire la propria voce, e si dedica con spirito propositivo a questa nuova esperienza, senza ricevere aiuti o spinte esterne; è come un richiamo delle loro anime artistiche che, fondendosi, creano speciali vibrazioni che poi si trasformano in musica.

Non abbiamo avuto alcun aiuto, noi ci siamo aiutati, come succede spesso in ambito artistico, e ciò dà ancora più soddisfazioni. Nel momento in cui arrivi al pubblico, in termini interpretativi, avendo fatto tutto da soli, rimane una grande soddisfazione. Si ha l’impressione di essere degli artigiani in una piccola bottega: non hanno aiuti, fanno tutto da soli, magari hanno la famiglia accanto, poi scoprono che la loro opera ha comunque un valore, e questo è molto bello.

Non a caso i Serendip, anziché sperare nell’arrivo del principe azzurro, sognano un simpatico mecenate!

Il gruppo trova uno stile unico e travolgente; messe da parte le cover, i ragazzi decidono di osare e scrivere inediti in lingue diverse, dal più familiare italiano, al più particolare greco, non come sfoggio di grandi abilità poliglotte, ma per accompagnare le emozioni con la melodia che ogni lingua ha in sé.

All’inizio è una scelta rischiosa, perché organizzare una serata in cui non c’è neanche una cover, ma solo inediti, è comunque un qualcosa che non sai come va a finire, nessuno conosce le canzoni che stai proponendo finché non le sente.

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Per fortuna il loro pubblico cerca novità: è intrigato dal fascino di queste canzoni nuove, che racchiudono  l’anima dei Serendip; mettersi così a nudo, di fronte al pubblico, esprimendo i propri pensieri e condividendo le proprie emozioni, fa sì che ognuno dei Serendip riceva una risposta inedita e inebriante, che le cover, con tutto il loro fascino, non ti danno.

Secondo me, scrivere una canzone è comunque scegliere di mettere a nudo una parte di te. In quel momento stai scegliendo di regalarla a chiunque abbia voglia di riceverla. Fin da ragazzino mi ha sempre accompagnato quest’immagine: l’immagine dello specchio. Una canzone è uno specchio che ci riflette; poi lo rompi, e inizi a regalarne un pezzettino in giro, a chiunque, e poi questo specchio si ricomporrà in modi sempre diversi, e saprai che lì dentro c’è sempre una parte di te.

Ciò che contraddistingue i Serendip e li rende merce rara è proprio il modo nuovo di rivolgersi al pubblico; anche l’entrata in scena di Sergio Calafiura come voce, al posto di Giampiero Boi, non ha spezzato il viaggio che il gruppo ha compiuto col primo CD:

Ci “compenetriamo” un po’, c’è un bell’assortimento. Credo che questo crei ricchezza perché ognuno, come tanti affluenti che vanno a confluire in un unico corso, porta anche il proprio bagaglio.

Questa unione ha permesso a ogni membro dei Serendip di conoscersi non solo a livello artistico, ma anche personale, creando armonia nelle loro canzoni e tra di loro.

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Verso l’infinito e oltre

Come si evince dal brano Radici del loro primo cd, permane in loro un forte odi et amo verso la Sardegna, che, in campo artistico, genera una certa chiusura e non permette facilmente di farsi conoscere oltremare; ma l’isola è la loro Itaca, in cui torneranno sempre per sentirsi a casa.

Il dolce scorrere della loro musica tenta di oltrepassare le barriere geografiche attraverso i social e la condivisione dei videoclip su Youtube, dal già conosciuto Irlanda, al prossimo video tanto atteso, in uscita questo mese, che accompagnerà l’uscita di un nuovo ep.

Il video si chiama Terra: naufragio vero o metaforico, è una storia in sé e per sé compiuta, come lo saranno i brani del nuovo ep, piccole storie tratte dal mito o dalla letteratura, riattualizzate per raccontare qualcosa di nostro.

Con questo nuovo progetto i Serendip hanno deciso di fondere più arti, dando ai miti antichi e ai grandi romanzi nuova linfa vitale e nuovi messaggi, che danzano insieme alla musica.

Ogni volta che sfoglio un libro, di qualunque natura sia o leggo di storie di qualunque tipo, è come se trovassi un punto di vista diverso rispetto a un argomento che mi interessa o al quale non avevo ancora pensato, ed è come vedere un paesaggio, lo stesso, da finestre e da altezze diverse: ecco il perché di questa scelta.

Il viaggio dei Serendip è in pieno divenire: la corrente scorre dolcemente e li trasporta da un’esibizione all’altra, passando da riunioni, prove, registrazioni, sudore e amore per ciò che fanno. Il loro fluire continuerà finché ci sarà qualcuno che si farà trasportare dalle loro parole.

Non ci poniamo limiti. Puntiamo sempre alle stelle, poi, se si arriva alla luna, va bene comunque. Perché è vero che l’importante, molto banalmente, è non smettere di sognare; perché una band, un gruppo che fa musica o fa qualunque tipo di arte, che vuole essere realista dice “coltiviamo il nostro piccolo orticello, tanto più in là di così non possiamo andare”. Questo non è realismo, è claustrofobia. Ti chiudi degli orizzonti. E invece no, è sempre bello porsi degli obiettivi ambiziosi e cercare di raggiungerli, perché danno linfa al progetto stesso.

In attesa dei prossimi concerti, e delle eccitanti novità che i Serendip stanno preparando, date un’occhiata al loro sito e seguite anche voi la loro corrente; prendete “un pezzo dello specchio” e cercate di sentire non solo le emozioni trasmesse da questo gruppo unico, ma, insieme a esse, anche le vostre.

Foto di Sara Deidda.