Ci sono passioni che s’annidano per anni dentro il cuore per poi esplodere all’improvviso, come una malattia rimasta silente che manifesta i suoi sintomi. Michele Uccheddu, musicista e compositore classe 1982 tra i più interessanti del panorama sardo, studia musica sin da bambino ma è da adulto, “dopo anni di studio cominciato con le percussioni” e “sfociato nella musica elettronica”, che la passione cresce e matura.
La mia famiglia è sempre stata attratta dall’arte: mia madre mi iscrisse a lezione di canto corale e pianoforte a 5 anni. Della famiglia collaboro con Marta Bellu, danzatrice professionista, per il progetto Where else?, uno spettacolo di musica e danza di avanguardia, in scena per il centro di produzione internazionale Scenario Pubblico di Roberto Zappalà a Catania. Inoltre ho collaborato per l’Art Film Breal, un progetto multimediale ideato da Silvia Bellu che ha scelto la mia composizione Mind of Jakob come base sonora. Fa parte della famiglia anche il cantautore sardo Nicola Pisu, con cui ho collaborato per la registrazione di diversi album. In più, nel mio disco d’esordio In the Planet of Shiva, è presente un brano che ho composto insieme a mio fratello Simone alla chitarra.
Gli ascolti nel corso degli anni dell’adolescenza sono fondamentali per Michele, che lentamente matura la volontà di diventare musicista.
Un ruolo importante lo svolgono gli ascolti musicali dei primi anni ’90: Massive Attack, Portishead, Bijork, Dj Shadow, Fat Boy Slim. È stata fondamentale anche la lettura di diversi libri per comprendere la musica e la percezione di essa.
Michele intraprende il suo percorso musicale partendo dalle congas (“studiando i ritmi standard e tradizionali Latin, Latin Jazz e Rock Blues”) e dalla collezione di album del padre. Presto cominciano le prime esperienze con le più diverse band sarde.
A casa ho sempre ascoltato i dischi di mio padre, in particolare di musicisti come James Cotton, B.B.King, Eric Clapton, Moody Waters, Credence Clearwater, Steeve Wonder, grazie ai quali ho iniziato a suonare l’armonica diatonica. Dopo aver fatto parte di diversi gruppi sardi, ho iniziato a suonare con The Scuttlebutt di Matteo Dessì, grazie alla quale imparai a “contenermi”: mi accorgo ancora adesso quanto limitare e semplificare sia la chiave per poter lavorare con basi solide.
Michele approccia poi la musica elettronica, cominciando a studiare con insegnanti del calibro di Elio Martuscello, Davide Tiso e Daniele Ledda; con quest’ultimo già aveva cominciato a collaborare nel progetto Snake_Platform, “gruppo elettroacustico basato sull’improvvisazione guidata e la composizione istantanea”.
Erano anni di scoperta, grazie ai quali ho iniziato a scavare nelle profondità del gesto e della creazione, che mi hanno portato ad avvicinarmi sempre di più alla musica elettronica e alla scelta di iscrivermi al Conservatorio di Cagliari. Grazie ai docenti Daniele Ledda, Alessandro Olla e Fabrizio Casti, ho avuto l’opportunità di lavorare con il Teatro Massimo, la Galleria D’arte Comunale e l’Orto Botanico.
Michele inizia a farsi conoscere nel panorama musicale sardo (e non solo), comincia a lavorare ai progetti più disparati, grazie ai quali le opportunità si moltiplicano.
Col tempo ho iniziato a lavorare insieme all’oboista Mario Frezzato per il progetto Kintsugi, con il quale sono stato in Germania al festival internazionale di musica contemporanea di Ulm e in Repubblica Ceca per il festival dall’accademia di Brno. Da queste esperienze si sono creati nuovi contatti, grazie ai quali ho potuto suonare con grandi musicisti come il soprano Anna Clementi o il polistrumentista Enrico Gabrielli.
Michele ottiene la laurea triennale in Musica Elettronica e parte in Finlandia: studia alla Novia University of Applied Sciences – Campus Allegro, in cui consegue il master in Culture & Art con specializzazione in Programme Music and Stage Art.
Grazie all’Accademia Campus Allegro e, in particolare, agli insegnanti Patrick Lax, Mats Granfors, Markus Söderström e il coach Sebastian Widjeskog, ho imparato a organizzare il mio tempo lavorativo, tra esercizi sullo strumento, solfeggio, individuazione degli obiettivi da raggiungere. Ho imparato a conoscere meglio me stesso e le mie predisposizioni. Inoltre, durante l’esperienza in Finlandia, sono stato ospite presso la Warner Music Finland nella quale ho potuto discutere di musica e avere diversi feedback dal direttore. Sono stato alla Music Finland, un centro di consulenza che guida il musicista nella giusta strada per crescere.
Sono stato anche alla radio Nazionale, la YLA Radio, dove ho imparato i meccanismi musicali radiofonici e la gestione delle royalties, i proventi dei diritti sull’ascolto delle tracce di un musicista. In più, ho partecipato a diversi workshop, uno dei quali con il messicano Guillermo Galindo: l’intento era quello di sensibilizzare il pubblico contro la creazione di barriere, politiche, ideologiche, fisiche.
Michele sposa diversi progetti musicali che mescolano arti e sensibilità diverse, come LST, un trio composto da Emanuele Balia (EMB), artista elettronico sperimentale e Caterina Genta, cantante e danzatrice professionista, e The Men and The Machine, gruppo di produzione di musica techno fondato con Diego Soddu e Carlo Orrù: l’ep Autunno viene pubblicato lo scorso novembre dalla Frequenza Black Label.
Il progetto prevede l’utilizzo della batteria e delle percussioni come fonte sonora primaria, i cui suoni vengono registrati e trattati in live istantaneamente dai software programmati da Emanuele Balia, dopodiché reinseriti nel discorso musicale. Caterina Genta interviene con il movimento e con la voce, per diffondere messaggi contro la violenza, contro soprusi, contro l’ inquinamento, a favore della terra, delle energie vitali, del vivere in pace. L’intento è quello di usare la musica per comunicare, senza essere prevedibili né consolatori.
Il suono tra ricerca e avanguardia
Dopo la straordinaria esperienza finlandese, Michele matura l’idea di aprire un’etichetta musicale, la Supranu Records, e di pubblicare il suo disco d’esordio, In the Planet of Shiva, con il nome d’arte 03SIDIAN (Obsidian).
Ho composto 11 tracce prendendo spunto dalla musica anni ’90, sperimentando senza allontanarmi troppo dal comprensibile. È stato un esercizio per imparare l’editing, il campionamento, la registrazione e la composizione. Ho studiato mix e sound design; per la composizione ho usato campionamenti di pianoforte e ho catturato suoni dalle foreste, il ghiaccio che si forma nel mar Baltico, la neve che si scioglie su una lamiera, i suoni della natura per poi tagliare il suono in microparticelle, dando vita a suoni nuovi a cui riservare uno spazio nuovo in cui vivere.
Nonostante tutto questo fermento, fare il musicista è difficile anche per un talento come Michele, che è “costretto” a fare anche il fonico, lo stage manager, il direttore artistico. Il confronto con altre realtà europee, poi, è impietoso.
Mantenermi economicamente non è semplice. Per poter andare avanti con gli studi e sviluppare i miei progetti, ho dovuto adattare l’essere musicista ad altre arti trasversali. Anche se alcuni lavori non hanno fruttato subito economicamente, sono stati importanti per i contatti, che hanno portato a collaborazioni e progetti più redditizi. Ho notato la differenza tra l’Italia e l’Europa durante la mia esperienza in Finlandia, paese in cui il le arti e la cultura vengono sostenute economicamente dallo Stato: questo fa sì che gli artisti abbiano la possibilità di coltivare la propria passione, senza doversi adattare ad altri lavori per sopravvivere.
Le soddisfazioni compensano le difficoltà, se è vero che Michele ha avuto la fortuna di suonare alla Biennale di Venezia (con il gruppo GEO – Galata Electroacustic Orchesta diretta da Roberto Doati, vincitore del premio Abbiati 2015 per la migliore formazione) e di calcare il palco di festival importanti come Sant’Anna Arresi Jazz, Cala Gonone Jazz Festival e Cagliari Jazz Expò.
In particolare è stato importante il concerto di settembre 2017 al Sant’Anna Arresi Jazz Festival con il progetto Liquid Stone Trio, che ha ricevuto molti commenti positivi da parte del pubblico ed è stato mandato in onda su Radio Tre Suite. Il risultato più grande è stato poter dare il via alla mia carriera artistica musicale, poter usare il tempo circondato da persone che parlano la mia “lingua” e fare musica a ogni ora del giorno e della notte. Il futuro? Mi occuperò in particolare del progetto solista 03SDIAN (Obsidian) con percussioni ed elettronica. Inoltre, mi piacerebbe produrre vari artisti sardi con la mia etichetta e fare in modo che si crei un circuito musicale forte in Sardegna. Mi interesso di ricerca e di avanguardia, quindi mi piacerebbe che gli artisti sardi avessero la possibilità di cambiare e influenzare gli standard musicali italiani ed esteri.
Michele Uccheddu è un musicista eclettico e curioso, che ama sperimentare e tessere legami artistici con altri creativi: d’altro canto, chi è più creativo di chi osa avventurarsi senza timore in territori inesplorati?